Progetto “Sarò la tua voce”

Grazie ai ragazzi delle classi 3° e 4° D dell’Istituto Casagrande-Cesi indirizzo ottico e socio-sanitario.
Attraverso questa performance abbiamo voluto mettere in scena la poesia esaltandone il suo valore liberatorio.
Le sagome in ferro riproducono la prigione nella quale la persona è detenuta esprimendo nella sua cruda concretezza i limiti imposti alla sua vita anche da un punto di vista psicologico. È come un’etichetta negativa alla quale il detenuto è condannato, a volte, per tutta la sua vita.
La poesia dona al detenuto le ali per uscire fuori da questa gabbia e permette di far sentire al mondo la sua voce, comunicando le sue emozioni, masticate e rielaborate, durante il tempo dilatato della sua detenzione e dentro lo spazio ristretto della sua cella.
Quando la pena è scontata, l’ex detenuto si reintegra nel mondo ed è pronto a ridiventare parte di quella stessa società che lo ha emarginato per gli errori commessi (i ragazzi, dopo aver letto le poesie, si mescolano nel pubblico).
La poesia spesso nasce dalla sofferenza, in tal caso diventa uno straordinario strumento per rielaborare il dolore interiore, il rimorso e il senso di colpa; per liberarsi dal dolore, redimersi e sollevarsi dal buio in cui si era caduti e, infine, per aprirsi alla speranza. Non è casuale la scelta dell’ultima poesia declamata, “Ragazzo sereno”, che termina con la ricerca, intrisa di speranza, della felicità.
Il gruppo di ragazzi voltati di spalle sullo sfondo, da cui si sono staccati di volta in volta i lettori delle poesie, rappresentano i detenuti che non riescono a cogliere l’opportunità che il linguaggio poetico mette a disposizione per la loro “liberazione” e che restano, pertanto, nel buio di un anonimato privo di speranza (i volti sono girati, le mani sono legate, le magliette sono tutte nere). Sono coloro che vengono abbrutiti dall’esperienza carceraria, dove una rabbiosa solitudine li costringe all’isolamento precludendo quella possibilità di evasione ed elevazione che solo l’arte e la poesia possono offrire.
I ragazzi che leggono rappresentano i detenuti che sperimentano le potenzialità liberatorie e le possibilità di riscatto personale che il linguaggio poetico offre alla persona. Le loro magliette, nere di fondo, sono tuttavia caratterizzate da macchie di colore, simbolo positivo della speranza che squarcia il buio pesto della negatività. Sulle stesse magliette sono impresse le parole delle poesie che hanno il potere di risuonare nel profondo.
Le attività culturali aprono la mente e liberano lo spirito. La poesia, oltre a far guardare in alto e proporre una via di fuga, offre anche le ali per attuarla, è così che volando come novelli “Icaro” ci si libera del labirinto che opprime.
La poesia ha la facoltà di liberare l’anima dalla cella in cui è stata segregata anche se il corpo resta nello spazio, per quel tempo, ad esso destinato.
Attraverso la poesia si scopre quindi la libertà nel creare, sentendosi liberi dentro e capaci di volare, riuscendo a pensare, per un attimo, a un futuro migliore.
Prof.ssa Marlena Fiori (dalla Pubblicazione Social)

Hanno contribuito i docenti: Armati, Onida, Biagetti O.

Ultima revisione il 28-05-2022